Il segreto della felicità è la libertà. Il segreto della libertà è il coraggio. "- Tucidide. Θουκυδίδης, Thūkydídēs -Atene,ca. a.C. 460 a.C.- dopo il 440 a.C. -
Dal 1764 la voce dell'illuminismo a Milano.

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6 agosto 2016

Quanti soldi...

QUANTI SOLDI
di Claudio Bellavita.
Tra poco sono 10 anni che i tassi di interesse scendono in tutto il mondo (oltre 20 che lo fanno in Giappone), e sono ormai arrivati allo zero, anzi, in Germania e Svizzera sotto zero. C’è così tanta liquidità in giro che non si sa più dove metterla: si tratta, tanto per capirci, degli utili delle multinazionali e delle grandi aziende sottratti all’ imposizione fiscale e alla distribuzione agli azionisti che non fan parte del gruppo di controllo, ormai da 60 anni: pratica avviata dagli USA, per cui all’inizio si chiamavano eurodollari. Con un sistema così semplice che lo conoscono tutti: farsi sovrafatturare gli acquisti dall’estero e sottofatturare le vendite: l’importante è che ci sia sempre uno o più paesi di mezzo e varie società difficili da ricondurre al protagonista.  Ma questi soldi è meglio che si muovano di continuo, da un’operazione all’altra (speculazioni sulla monete, sulle materie prime, sui future, sui derivati, ecc. ) e soprattutto da un paese all’altro in un turbinio di scatole vuote che impediscano di capire chi è che le muove, o, meglio, che consentano a chi dovrebbe capirlo (ministero delle finanze, magistrati ecc ) di dire che non ce la fanno a capire una mazza (in genere lo sanno benissimo...ma chi non cerca non trova, e  magari invece  trova sontuose consulenze quando va in pensione).
 
Comunque di questa roba ce ne è così tanta ( ci sono anche gli utili delle mafie e delle droghe) che il rendimento non fa che diminuire. Ottima cosa, direbbe un economista privo di paraocchi: è il momento per gli stati più solvibili di indebitarsi a tasso minimo per fare investimenti in infrastrutture sempre più moderne, che garantiscano la crescita dello stato e la sua solvibilità a medio e lungo termine. Così si operava fino alla prima guerra mondiale, quando nessuno sapeva cosa c. era il Pil (anche adesso è una convenzione variabile) e nessuno si sognava di confrontarlo col debito di quello stato, che tanto non si doveva restituire mai , perchè era consolidato in rendita perpetua a un tasso prefissato. L’importante era che lo stato fosse sempre in grado di pagare gli interessi, che adesso sono molto minori di allora: chi aveva sottoscritto la rendita e aveva bisogno di realizzare liquidità andava in borsa, poteva prendere qualcosa di meno ma anche qualcosa di più. In questo modo sono stati costruiti i porti, le ferrovie, le strade e armati eserciti sempre più potenti.
 
Adesso invece, tutti si sgolano a imporre limiti al debito pubblico di chiunque (beh, non proprio, gli USA, che sono svaccati col debito rispetto al Pil quasi come l’Italia se si guarda solo al debito pubblico, molto di più se si somma anche quello privato,  non li cazzia nessuno)  e i giornali ci tengono col fiato sospeso a ogni riunione internazionale. Ci sgrideranno? come e quanto?: mi vengono in mente i giornali della mia giovinezza che deploravano gli scioperi degli operai  e le occupazioni delle università.
 
Quel che non  capisco è lo scopo di tanta continua sceneggiata: non vorrei che fosse di ridurci tutti al livello del Giappone, che non prende nessuna misura per uscire da una deflazione più che ventennale. E non investe nulla neanche per mettere in sicurezza le sue troppe centrali nucleari: noi però potremmo investire qualcosa per far scrivere sulle scatolette di tonno da dove arrivano...
 
spunto: internazionale n.1162, articoli del Nobel Krugmann e di un giornalista del Liechtenstein