Il segreto della felicità è la libertà. Il segreto della libertà è il coraggio. "- Tucidide. Θουκυδίδης, Thūkydídēs -Atene,ca. a.C. 460 a.C.- dopo il 440 a.C. -
Dal 1764 la voce dell'illuminismo a Milano.

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23 aprile 2010

IMPEGNATI NEL VOLONTARIATO OLTRE 304 MILA OVER 55


Il 57% di questi sono "sistematici". Un'attività che, tradotta in reddito, supererebbe i 300 milioni di euro. Ma lo Spi- Cgil avverte: "Il lavoro per il benessere sociale, non monetizzabile, non va trascurato"
volontario all'uscita di una scuola
ROMA - Sul fronte delle attività di volontariato, le persone con un'età uguale o superiore ai 55 anni che le svolgono sono 304.355, su un totale di circa 826.000 volontari (dati Istat, Le organizzazioni di volontariato in Italia, 2006). Di questi, i volontari sistematici rappresentano il 57,3%. Da ciò si deduce - fanno rilevare i ricercatori dell'indagine Ires-Spi Cgil "Il capitale sociale degli anziani. Stime sul valore dell'attività non retribuita" - che l'impegno complessivo delle persone mature e anziane, quantificato in ore di volontariato, è superiore alle altri classi di età dei volontari. Tale impegno, se considerato al netto delle attività di volontariato non associabili al campo socio-sanitario e assistenziale e valutando esclusivamente l'impegno dei volontari sistematici, porta a una stima di oltre 41 milioni di ore all'anno di volontariato, che possono essere associate, come si stima ancora nella ricerca, a una cifra compresa tra 298.625.860 e 308.923.264 di euro.
L'equivalenza reddituale del "lavoro degli anziani" non è la sola dimensione del contributo delle generazioni mature al benessere sociale, tiene a precisare il sindacato anziani della Cgil. Infatti "le attività non retribuite, ma socialmente utili,  soddisfano bisogni orientati da criteri di giustizia e morale", e concorrono al benessere delle persone (il benessere è messo in relazione alla disponibilità di beni pubblici e relazioni tra individui). Tuttavia, spiega Spi-Cgil, proprio per l'enfasi spesso posta nel discorso pubblico - politico e mediatico - sulle classi di età mature in quanto "generazioni in debito" con quelle successive e nel saldo contributi-benefici nei confronti del welfare, anche il solo dato economico proposto rappresenta un elemento riflessione e interlocuzione.
Difatti, tra l'attività di aiuto informale, il sostegno ai carichi familiari in quanto nonni e l'impegno in organizzazioni di volontariato, gli anziani contribuiscono - secondo la stima risultante dalla ricerca - ogni anno fino a 18,3 miliardi di euro. Considerando il valore del Pil 2009 (Istat, 2010), che ammonta a circa 1520 miliardi di euro, si può sostenere che l'attività gratuita degli anziani corrisponda all'1,2% del Pil. Cifra non da poco, che i promotori della ricerca mettono a confronto con altre grandezze di solito considerate "a debito" degli anziani: "Il Fondo nazionale per la non autosufficienza per il 2009 è stato finanziato con soli 400 milioni di euro; il Fondo nazionale per le politiche della famiglia vede uno stanziamento di 185 milioni (137 milioni previsti per 2010); le pensioni di anzianità erogate dall'Inps ai lavoratori dipendenti (2 milioni 233 mila pensioni) nel 2009 ammontavano a circa 3,76 miliardi di euro (dati Inps, Osservatorio sulle pensioni 2010). Senza contare che il valore delle prestazioni pensionistiche assistenziali erogate dall'Inps (pensioni invalidi civili, pensioni ed assegni sociali, indennità di accompagnamento, pensioni di guerra) hanno raggiunto la cifra, nei dati 2008, di 20,4 miliardi di euro (Nvsp, 2009)".
Ancora: il contributo degli anziani non si arresta al valore intrinseco dell'attività, ma è a sua volta generatore di economie esterne positive: le economie esterne generate dall'attività degli anziani non si limitano a quelle attivate nei circuiti di riproduzione sociale - rapporti familiari tra generazioni diverse, genitorialità, relazioni di prossimità -, ma si concatenano ai sistemi dell'economia dei servizi sociali. (Elisabetta Proietti)
(22 aprile 2010)