Che crisi.
Generalmente non ci occupiamo di politica, ma la politica
stessa invade schiacciandoci in una crisi preoccupante, sociale, che ci mette
in una crisi prospettica anche personale. Continuare nella situazione attuale per
molto tempo è logorante. Per ripristinare le normali interazioni tra la gente
ed il sistema serve volontà politica, non c’è altra via all’infuori del dialogo, la qualità e la capacità del dialogo, salvaguardare, sviluppare e chiaramente
riformare l’organizzazione dello Stato per adattarla il più possibile al nostro
mondo in cambiamento. Ma per farlo è necessario ripristinare la fiducia tra le persone
che è stata compromessa.
La trasparenza, la semplificazione di lettura devono
affrontare le capacità di occultamento secolare della retorica più delle volte
manipolando il “buon senso " su concetti vaghi, impedendo la possibilità
di andare oltre e vedere di più. Questa la strategia,
impedendo la conoscenza per una sapiente decisione, si riflette anche nel voto,
pertanto, sul vago concetto di Democrazia. Deviazione della partecipazione e responsabilità
sociale più semplice “onni” comprensiva e riferita al modo in cui si
vorrebbe che la gente pensasse, non calcolando i costi di degradazione che comporta,
impedendo, deviando, la decisione sociale collettiva, per gli interessi di
riferimento di classe dirigente, legata nei propri individuali scopi consolidati,
confusi come interessi sociali. Un’architettura che rende ceca una società nel
nome della alterigia del non voler vedere e voler non far vedere oltre, è l’assolutismo
del conservatorismo individuale nella incapacità di valutazione della premessa
maggiore, e della premessa minore, per trarne la conclusione. Conclusione che se
storicamente letta pone ad un sottosuolo fragile, una pedina facile.
Un equilibrio mancate anche di mantenere la tradizione e
allo stesso tempo di integrare la ragione in essa o viceversa. Ci trova
abbandonati da anni completamente nella tradizione, osteggiando escludendo, emarginando la ragione.
Non considerando che per tradizione, con la sua razionalità, permetterà anche
alla razionalità di muoversi, questo tipo di interazione che è eterno.
il passaggio da alcuni giudizi iniziali a nuovi giudizi è
incatenato alla burocrazia dominante anche nel processo interpretativo, sillogismo
disgiuntivo che conduce alla conclusione del può comunque essere falsa se la premessa è
falsa, ma se temessi la premessa la conclusione nelle variabilità pare da tempo
risolta.
Quello che non riusciamo a risolvere è la variabile intermedia tra il temere e il non temere, anche se per alcuni pare risolto in motivazionali premi. ( questa risoluzione non deve essere confusa con la conseguenza positiva condizionata).