Il segreto della felicità è la libertà. Il segreto della libertà è il coraggio. "- Tucidide. Θουκυδίδης, Thūkydídēs -Atene,ca. a.C. 460 a.C.- dopo il 440 a.C. -
Dal 1764 la voce dell'illuminismo a Milano.

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14 gennaio 2021

Che crisi.

Che crisi.

Generalmente non ci occupiamo di politica, ma la politica stessa invade schiacciandoci in una crisi preoccupante, sociale, che ci mette in una crisi prospettica anche personale. Continuare nella situazione attuale per molto tempo è logorante. Per ripristinare le normali interazioni tra la gente ed il sistema serve volontà politica, non c’è altra via all’infuori del dialogo, la qualità e la capacità del dialogo, salvaguardare, sviluppare e chiaramente riformare l’organizzazione dello Stato per adattarla il più possibile al nostro mondo in cambiamento. Ma per farlo è necessario ripristinare la fiducia tra le persone che è stata compromessa.

La trasparenza, la semplificazione di lettura devono affrontare le capacità di occultamento secolare della retorica più delle volte manipolando il “buon senso " su concetti vaghi, impedendo la possibilità di andare oltre e vedere di più.  Questa la strategia, impedendo la conoscenza per una sapiente decisione, si riflette anche nel voto, pertanto, sul vago concetto di Democrazia.  Deviazione della partecipazione e responsabilità sociale più semplice “onni” comprensiva e  riferita al modo in cui si vorrebbe che la gente pensasse, non calcolando i costi di degradazione che comporta, impedendo, deviando, la decisione sociale collettiva, per gli interessi di riferimento di classe dirigente, legata nei propri individuali scopi consolidati, confusi come interessi sociali. Un’architettura che rende ceca una società nel nome della alterigia del non voler vedere e voler non far vedere oltre, è l’assolutismo del conservatorismo individuale nella incapacità di valutazione della premessa maggiore, e della premessa minore, per trarne la conclusione. Conclusione che se storicamente letta pone ad un sottosuolo fragile, una pedina facile.  

Un equilibrio mancate anche di mantenere la tradizione e allo stesso tempo di integrare la ragione in essa o viceversa. Ci trova abbandonati da anni  completamente nella tradizione, osteggiando escludendo, emarginando la ragione. Non considerando che per tradizione, con la sua razionalità, permetterà anche alla razionalità di muoversi, questo tipo di interazione che è eterno.

il passaggio da alcuni giudizi iniziali a nuovi giudizi è incatenato alla burocrazia dominante anche nel processo interpretativo, sillogismo disgiuntivo che conduce alla conclusione del può comunque essere falsa se la premessa è falsa, ma se temessi la premessa la conclusione nelle variabilità pare da tempo risolta.

Quello che non riusciamo a risolvere è la variabile intermedia tra il temere e il non temere, anche se per alcuni pare risolto in motivazionali premi. ( questa risoluzione non deve essere confusa con la conseguenza positiva condizionata). 

 [MM1]

Le opinioni e le opinioni espresse nell'articolo non riflettono necessariamente quelle  del “il Caffe sapere aude”: